In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
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I Magnifici Sette ...e la Zampogna

Dei concerti di fine aprile cui abbiamo assistito ha già raccontato magistralmente La Catarinà. Sono stati l'occasione, tra l'altro, per celebrare l'ingresso ufficiale nel gruppo del settimo componente dei TaranProject: Gabriele Albanese.
Non certo una novità assoluta, considerato che nei mesi scorsi spesso e volentieri Gabriele si univa ai sei, giostrando la sua presenza tra gli impegni di studio e le attività musicali, richiestissimo strumentista e direttore artistico di manifestazioni; ed era una frequentazione che datava dai tempi di Karakolo Fool, di cui Gabriele fu tra gli artefici, e poi di Gozzansamble e di altre sporadiche collaborazioni. Questa del resto è sempre stata la caratteristica più evidente del simpaticissimo Gabriele, la volatilità: indice di poliedricità artistica e al tempo stesso di irrequietezza, come se l'appartenere stabilmente ad una sola formazione gli andasse stretto.

Ma ora alcune cose sono cambiate: completata con successo l'università, abbandonata quindi Messina, Gabriele non è rientrato al paese d'origine, Cittanova, ma ha preso casa a Gioiosa Marina. E musicalmente ha trovato casa presso i TaranProject, come adesso sancisce anche il line-up riportato nella pagina del gruppo su MySpace.
Ciò è stato possibile, forse, perché solo i TaranProject gli danno modo di manifestare tutte le sue mutevoli anime: con loro è compìto suonatore di pipita, strumento tra i più antichi delle terre di Calabria; è grintoso saxofonista, con ardite escursioni nei territori dell'improvvisazione di stampo jazzistico; è elegantissimo ballerino di tarantella, a formare con Giovanna una coppia in cui si sposano esuberanza, spontaneità e fascino; e per tutto il tempo del concerto lo si vede apparire qua e là, specie in questa fase in cui sta calibrando al meglio il suo inserimento in brani che erano già collaudatissimi, ma che in qualche caso trovano nel suo apporto lo schiudersi di un'altra prospettiva sonora in più.
A Chivasso, poi, l'abbiamo visto anche accompagnare con una tradizionale marranzana i solisti, sottolineandone il canto con suggestivi riverberi armonici; segno che Gabriele non ha finito di stupirci.
E la prossima mossa si può già azzardare quale sarà. Sempre a Chivasso, prima del concerto, mentre gli altri sei sedevano a tavola per tributare doveroso omaggio gastronomico allo Stocco di Mammola, l'illustre concittadino dei fratelli Scarfò, Gabriele, manco a dirlo, piluccava qua e là tra le bancarelle, incurante della pioggia; in particolare l'ho colto soffermarsi a lungo presso il banchetto dei Costantino di Pellaro, artigiani costruttori di strumenti tradizionali, nonché suonatori in proprio; era intento a contemplare alcuni pregevoli organetti, e a discettare con Nicola di zampogne: a paru, a chiave, alla moderna, con le cinque canne ciascuna col suo nome, la manca, la maestra, il cardillo...
Ho avuto la fortuna di assistere a questo dialogo, in cui si esprimeva palpabile l'interesse amorevole di Gabriele per questo nobile strumento, il desiderio di confrontarsi con un altro musicista, mettendo in comune esperienze e sensazioni, con attenzione e umiltà. Insomma, un perfetto TaranProject!

E sì, la notizia è proprio questa: Gabriele sta studiando la zampogna, e per l'estate, con ogni probabilità, lo vedremo imbracciare l'otre di pelle di capretto, ed intraprendere una strada che promette nuove meraviglie.

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