In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
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Festival!

Inizia stasera il Kaulonia Tarantella Festival!
Corsi di strumenti tradizionali e di tarantella, ma soprattutto straordinari concerti.
La sera dei TaranProject è il 25, ma già oggi il programma è succulento: oltre a Enzo Avitabile con i suoi Bottari, e allo storico gruppo bovalinese degli Invece, si esibiranno le tre punte di diamante dell'Unda Jonica:
- Mujura, alias Stefano Simonetta,
- gli Scialaruga di Fabio Macagnino,
- Francesco Loccisano con "Battente Italiana".
Vale a dire tre ex TaranKhan, ciascuno ora impegnato in un personale e originalissimo cammino di ricerca e innovazione della musica della Locride, con esiti artistici d'eccezione.
Da non perdere assolutamente!

Nei commenti qui sotto ho riportato il brillante resoconto della serata apparso su "La Riviera" del 29 agosto. La firma è di Ruggero Brizzi, appassionato sostenitore e promotore della musica della Locride, cui ha dedicato alcune puntate del programma radiofonico Verso Sud, di cui è conduttore. Quel che scrive Ruggero è da sottoscrivere in toto!

2 commenti:

  1. Mi limito all'ascolto. Se questo è un limite.Mi limito a sentire la sensibilità che una produzione musicale stimola in me.Cerco di emozionarmi. Vado a Caulonia.
    Prima serata.Mi inebrio subito.Non è campanilismo, ma gli Invece mi stanno a cuore da sempre. Da bovalinese quale
    sono. Da sinistroide quale sono. Testi come "Ma comu si faci", "Malati i ndrangheta" sono perle comprensibili solo a chi li vive certe cose. Cose che sono causa del mancato successo nazionale del gruppo che per primo ha portato, 25 anni fa, il reggae nella locride. Peppe e Sasà cantavano
    "Reagan Reagan vafantoculu" e oggi, egregiamente coerenti e sottosviluppati, cantano "non basta mediaset". Così sul palco arriva l'anello di congiunzione tra il flamenco, Bach e la tarantella,
    tra il palco del Kaulonia Tarantella Festival e il Toppan Hall di Tokyo. No, non è campanilismo locrideo. Ciccio Loccisano fa sognare. Battente Italiana, il suo primo lavoro discografico da solista, è una perla di rara bellezza. Uno di quei dischi da padre di famiglia esperto di musica.
    Uno di quei dischi da giovanotto innamorato
    che, nell'ascolto, trova stimolo, viaggio e passione senza tramiti rumorosi di parole. L'immagine di Ciccio che chiude gli occhi accarezzando la sua battente è quella di chi, nel coinvolgimento musicale del suo quarto d'ora, ha ritrovato senso e vita nella musica. Sublime.Così oltre che come forma verbale valevole per giovani aitanti,
    “È tempu u loru”, è l'espressione che, invece,
    trovo più corretta per definire il periodo che
    stanno attraversando le schegge impazzite che
    salgono sul palco dopo Ciccio Loccisano. Si
    chiamano “Scialaruga”, gente dall'indole in fermento costante. Soggetti ugualmente diversi
    che cavalcano la contraddizione creando da
    essa addirittura un genere, un nuovo filone
    musicale: la Candalìa! Personaggi che avrebbero bisogno di cure psichiatriche per la follia di un progetto semplicissimo. Personaggi come Fabio Macagnino, leader del gruppo, pioniere dell'evoluzione cha ha portato al fenomeno Taran Project. Un folle giovine di una trentina d'anni che dopo aver scritto e fatto ballare la tarantella a mezzo sud italia, ora richiede lentezza, ascolto, arzigolare al pubblico nazionale!!
    Un pazzo! Un parigino sbarcato a Focà che
    sogna tutto il giorno che la verità di una provincia calabrese possa diventare un po' più universale. Sogna che attraverso la musica, l'ascolto, la lentezza possano aumentare le autoriflessioni sulla Calabria per divenire un po' più critici e belli. Dei pazzi: meravigliosi, lungimiranti, tenaci
    e coraggiosi. “E' tempu u loru” è un auspicio
    che regalo a questo splendido gruppo. Un'invito che giro a chi ha in mano i canali dell'esportazione culturale. Una raccomandazione, dopo quella di Caulonia, che invoco per questi figliuoli. Almeno per l'Alaska, l'Islanda o qualche strano
    paese del nord, ma spediteli pecchì è tempu
    u loru e l'hanno dimostrato con soli quattro
    brani che hanno riportato alla dimensione dell'ascolto anche i fondamentalisti del ballo più accesi.

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  2. Sul rettilineo finale, ad anticipare il concerto della “star” Enzo Avitabile, tocca invece a Mujura, ultimo dei calabresi in scaletta. Nome d'arte di Stefano Simonetta, bassista di Eugenio Bennato, Mujura rappresenta un'ulteriore novità per il panorama musicale calabrese. Tra il blues e la tradizione calabrese, con il Rohlfs
    come miglior amico e la foga indemoniata di chi sta per compiere qualcosa di grave e destabilizzante, Stefano è sospeso nel senso del significato della stessa espressione che ha scelto di usare come nome. Stefano è Mujura. È quel momento in cui non piove, ma si capisce che sta per farlo. Quel momento in cui sta per accadere qualcosa, ma non è ancora accaduta. Mujura, insomma è un genio musicale che, creando costantemente, sta per esplodere!La scena finale è invece per Enzo Avitabile e i Bottari di Portico.
    Bravissimi, creativi, coinvolgenti, ma che,
    nel massimo rispetto, non mi hanno trasmesso
    molto. Non mi sono appartenuti, nel senso più
    intimamente emotivo e non, ovviamente, territoriale del termine.In soldoni, “la nuova musica calabrese”, tema della prima notte Cauloniese, ha colpito nella sua parte iniziale, quella dedicata appunto alle espressioni sonore nuove del territorio. Certo, non sono il direttore artistico
    di niente ma credo che dedicare interamente e
    realmente la prima serata alla “nuova musica
    calabrese” facendo salire su quel palco i Quartaumentata, almeno per una volta, e facendo suonare qualche minuto in più anche gli altri ospiti, non avrebbe scontentato nessun brigante.
    (da La Riviera del 29 agosto 2010)

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